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IL LAGO
 
Il “Lago” di Pettoranello era una sorta di invaso poco profondo venutosi a creare, probabilmente per ostruzione, durante il XVII secolo.
Nel 1811 a seguito di copiose piogge aumentò di molto la sua estensione e l’allora arciprete Don Giuseppe Milano, preoccupato dagli effetti malarici[1] che poteva generare, spronò gli abitanti affinché bonificassero la zona prosciugandola. Per quest’opera, l’arciprete, ricevette il “pubblico encomio” nella seduta inaugurale del Consiglio Generale del Molise (10/09/1813)[2].
I terreni bonificati del Lago (che in seguito assunsero, a seconda delle caratteristiche, denominazioni diverse: Soda, Cannavina, Prato, Piscina, Pescara e Cappella) secondo una planimetria del 1872 erano ripartiti nel seguente modo:
 
Titolare     Ettari
Mensa Arcipretale     7,84,00
Congregazione di Carità[3]     4,81,00
Comune di Pettoranello     6,20,00
Privati[4]     37,15,48
TOTALE     56,00,48
 
 
La bonifica, avvenuta tramite lo scavo di un sistema di canali di scolo, oltre a ridurre le problematiche relative alla malaria, rese disponibile nuove terre per la fienagione e il pascolo degli armenti.
I terreni del Comune e della Congregazione di Carità vennero divisi in “mezzette” (mezzo tomolo) e annualmente (fino ai primi anni 80 del XX secolo), successivamente alla fissazione di un prezzo, venivano assegnate tramite un sorteggio pubblico ai concorrenti per la fienagione[5].
 
 
 

Presso la zona del Lago, inoltre, il 2 luglio veniva svolta una fiera mercato e per l’occasione si portava in processione la statua della Madonna delle Grazie[6].
La zona del Lago, oltre modo, è stata protagonista di due eventi “storici” per Pettoranello:

    il 17 agosto 1935[7], vi fece tappa il Duce, Benito Mussolini, in rivista della Divisione CC. NN. “23 marzo” che di lì a pochi giorni sarebbe partita per la campagna d’Etiopia.
    nel 1940 la decisione del podestà, don Cosmo de Vincenzi, di alienare i suddetti terreni, innescò la cosiddetta “rivolta delle donne”, che in assenza degli uomini chiamati alle armi, insorsero contro l’autorità. Si racconta che, dopo aver steso a terra un tricolore per impedire il passaggio all’automobile in cui si era rinchiuso il podestà, lo aggredirono con veemenza. La “rivolta” venne sedata con arresti, ma i terreni non vennero più alienati.

 
[1] La presenza di acqua se da un lato favoriva il paese dall’altro era preoccupante dal punto di vista della malaria, per fronteggiare il problema furono necessari nel tempo altri interventi come la piccola bonifica in località Pantaniello (1938-39) e le opere di manutenzione nella zona del Lago (1942-43) - [“Fonti per la storia della malaria in Italia (vol.I)” repertorio a cura di Floriano Boccini, Erminia Ciccozzi, Mariapina Di Simone, Nella Eramo (2003)].

[2] G. Masciotta

[3] La Congregazione di Carità fu attiva fino agli anni ’70 del XX secolo, oltre le 24 “mezzette” in zona Lago aveva in gestione gli erbaggi del camposanto vecchio. I soldi ricavati dalla gestione della congregazione venivano devoluti ad opere di pubblico interesse oppure in beneficenza. - Nel 1914 la congregazione aveva rendite a bilancio per £. 807 gravate dal contributo provinciale per £.28,89  [G. Masciotta].

[4] Privati cittadini del confinante comune di Castelpetroso.

[5] Le regole per l’assegnazione delle mezzette prevedevano che se un concorrente sorteggiato non aveva bovini gli veniva assegnata mezza “mezzetta”, l’altra metà veniva assegnata al successivo sorteggiato anch’egli privo di bovini.
Le “mezzette” n. 1 e 2 e n. 23 e 24 venivano di norma escluse dal sorteggio per essere messe all’asta ed il tempo massimo per rispondere all’asta era determinato da tre candele.
Finita la fienagione i terreni venivano adibiti a pascolo per il bestiame ed il canone era determinato dal numero degli armenti dell’allevatore. Non venivano ammessi al pascolo gli ovini, mentre per le giumente il prezzo era maggiorato e venivano relegate alla zona denominata Cannavina.

[6] Pregevole statua in legno del ‘600.

[7] «Lasciata Longano in auto, il 17 agosto 1935, verso le 18.30, dopo aver attraversato Isernia, Mussolini era giunto a Pettoranello, dove aveva passato in rivista una compagnia mista della prima divisione di camicie nere XXIII marzo, ivi accampata in attesa di partire per l’Africa Orientale. <<Dopo la sfilata, egli ha rivolto brevi parole di saluto e di compiacimento alle camicie nere>>. Risalito in macchina, era proseguito per Castelpetroso, e si era diretto alla vicina (…)» - [Opera Omnia di Benito Mussolini a cura di Edoardo e Duilio Susmel – la Fenice, 1962].  
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