stemma
 

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Fonte: www.portalestoria.net

Dal Al  
1861 1861  Domenico Carnevale
1861 1863  Domenico Tamasi
1863 1863  Raffaele Ruberto
1863 1867  Giovanni Tamasi
1867 1869  Raffaele Ruberto
1869 1873  Michele Tamasi
1873 1876  Domenico Rossi
1876 1876  Pietro Nini
1876 1879  Domenico Rossi
1879 1885  Pietro Nini
1885 1890  Leonardo Rossi
1890 1895  Michele Rossi
1895 1903  Tito Santoro
1903 1907  Nicola Palumbo
1907 1910  Michele Carnevale
1910 1914  Pasquale Cifelli
1914 1926  Antonio Perna
1926 1928  Antonio Perna (podestà)
1929 1937  Giovanni Buccigrossi (podestà) - [il comune è aggregato a Isernia]
1937 1941  Cosmo de Vincenzi (podestà)
1941 1941  Francesco Grimaldi (comm. pref.)
1941 1943  Raffaello Lombardi (comm. pref.)
1943 1944  Nicola Lanese (comm. pref.)
1944 1945  Antonio Perna
1945 1946  Eugenio Procaccini
1946 1950  Pasquale Procaccini
1950 1952  Nicola Lanese (comm. pref.)
1952 1952  Ernesto Rossi 
1952 1954  Camillo Ciccone
1954 1956  Nicola Lanese (comm. pref.)
1956 1958  Pasquale Procaccini
1958 1958  Carlo Santoro (comm. pref.)
1958 1963  Italo Procaccini
1963 1964  Lucio di Marzio
1964 1968  Florindo Carnevale
1968 1970  Antonio Nini
1970 1970  Carlo Santoro (comm. pref.)
1970 1975  Antonio Rossi 
1975 1977  Antonio Paolino
1977 1980  Antonio Rossi
1980 16/06/1985  Antonio Rossi
17/06/1985 26/06/1990  Antonio Paolino
27/06/1990 23/04/1995  Antonio Paolino
24/04/1995 13/06/1999  Antonio Rossi
14/06/1999 13/06/2004  Antonio Paolino
14/06/2004 07/06/2009  Antonio Paolino
08/06/2009    Luciano Perna 

Lo stemma è stato estratto dall'Archivio di Stato di Napoli ed è conforme all'antico sigillo esistente nel Catasto Onciario, Provincia di Molise. Vol.7610, anno 1749, foglio 2.:
 

Blasonatura: D'azzurro alla "P" in carattere romano maiuscolo d'oro con ornamenti esteriori da Comune


Gonfalone: Drappo partito di giallo e di azzurro caricato dell’arma sopra descritta riccamente ornato di fregi d’argento



                        

L'economia locale è stata basata per secoli sull'agricoltura e sulla pastorizia (si allevavano prevalentemente ovini, solo nel XX sec. questi hanno lasciato il posto ai bovini) e veniva praticata la transumanza, come attestano i dati estratti dagli archivi della Regia dogana della Mena delle Pecore di Foggia[1], dai quali è possibile riscontrare sia il numero di ovini che partivano da Pettoranello (per andare a svernare sugli erbaggi assegnati del tavoliere delle Puglie), che la produzione laniera.   

Armenti ovini transumanti del Barone di Pettoranello Francesco Caracciolo[2]
 
Anno Numero capi
1690 2.350
1700 2.940
1780[3] 8.380
 

 
 

Produzione di laniera del Barone di Pettoranello Francesco Caracciolo[4]
 
Anno Paranza[5] Libbre di lana maiorina[6] Libbre di lana ainina[7] Totale libbre di lana Note
1690 Castel di Sangro 3779 270 4049  
3796(*) 370(*) 4166(*) *In società con il Duca del Peschio
           
1700 Sulmona 2453 214 2667  
           
1705 Castel di Sangro 1020 175 1199  
           

 
 


[1] La “Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia” fu istituita nella città di Lucera nel 1447 dal re Alfonso I d'Aragona e subito dopo trasferita a Foggia. Regolamentava il settore agricolo e l'allevamento e permetteva la riscossione dei proventi derivanti dalla transumanza e dal diritto di pascolo (o fida), dai pastori i cui armenti svernavano in Puglia. Il suo Tribunale era competente a giudicare tutte le cause in cui erano coinvolti i pastori. Venne soppressa con una legge promulgata da Giuseppe Bonaparte il 21 maggio 1806. Attualmente gli atti della “dogana” sono custoditi presso l’archivio di Stato di Foggia.

[2] Il Molise e la transumanza” di Di Cicco Pasquale.

[3] Francesco Caracciolo morì nel 1724 per cui il dato è da riferirsi ad un suo discendente.

[4] Dati estratti da: Produzione e commercio della lana nel Regno di Napoli nel XVII secolo” – tesi di dottorato di Rossi Roberto.

[5] Veniva definita “paranza" la “riunione” dei pesatori di lana. Le "paranze" erano: Aquila bianca (riferita al colore della lana), Aquila nera, Castel di Sangro e Sulmona. Ogni locato, indipendentemente dal proprio paese di origine, doveva far capo ad una di queste "paranze". I pesatori provenivano per lo più dall'Abruzzo.

[6] Lana maiorina: detta pure maggiorina, si ottiene dalla tosatura di maggio in particolare dalle pecore di razza Gentile e costituisce quasi l'85% di tutta la produzione.

[7] Lana ainina: ottenuta dalla tosatura degli agnelli, è di buona qualità ed è richiesta dai mercanti esteri dell'epoca.